Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento compaiono in Europa i primi fermenti di un rinnovamento generale dell’educazione, che maturerà nei decenni successivi nel movimento dell’attivismo. In questo percorso ritroveremo le prime tracce del movimento nella riflessione e nella pratica pedagogica di Lev Tolstoj, il grande scrittore russo che portò anche in campo pedagogico la radicalità che caratterizza il suo pensiero etico-religioso, ponendo domande che rimettono in discussione tutto l’impianto dell’educazione tradizionale. Nel giro di pochi anni si diffondono in tutta l’Europa esperienze fortemente innovative: dalla Spagna, dove le idee nuove trovano in Francisco Ferrer un martire, all’Inghilterra, dalla Francia alla Germania. Si tratta di esperienze che hanno come tratti comuni il ripensamento del rapporto tra studenti ed insegnanti, che viene trasformato nell’ottica della vita comune, la ricerca del contatto con la natura, il rispetto degli interessi e della personalità degli studenti, il lavoro manuale e le attività fisiche. In alcune di queste esperienze sono prevalenti preoccupazione di emancipazione sociale, mentre in altri casi si tratta di scuole che intendono formare la futura classe di governo; tutte hanno in comune il netto rifiuto della scuola tradizionale, considerata asfittica, verbosa, incapace di mettere gli studenti in contatto con la vita reale ed i suoi problemi.

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