L'inconscio nella vita quotidiana

Dopo aver indagato le dinamiche dell’inconscio nella vita onirica, Freud è in possesso di elementi che gli consentono di dare una nuova interpretazione di alcuni aspetti della vita quotidiana che spesso strappano un sorriso o una risata, altre volte infastidiscono e creano imbarazzo, senza però che ci si interroghi sul loro significato. Sono i lapsus, gli errori che facciamo nel pronunciare o nello scrivere un nome, le gaffes, le distrazioni, la perdita di oggetti, tutti i cosiddetti atti mancati, cioè atti che facciamo normalmente ma che ora non riusciamo a compiere perché interviene qualche errore. In realtà, questi atti non sono davvero mancati, ma raggiungono un loro scopo; non si tratta però dello scopo cosciente del loro autore, ma di uno scopo inconscio. 
Qualche esempio, tratto dalla Psicopatologia della vita quotidiana (1901), servirà a illustrare questa affermazione. Il primo è il caso di una donna, interessata alla psicoanalisi, che dimentica il nome di uno dei principali collaboratori e successori di Freud, Jung. La dimenticanza di nomi è un fenomeno piuttosto frequente; in genere ci viene in mente un nome non esatto, che «copre» quello di cui siamo alla ricerca. Questa dimenticanza non è casuale, così come non è casuale la scelta del nome sostituitivo. La signora aveva dimenticato il nome di Jung – che in tedesco vuol dire «giovane» – perché la induceva a pensare alla sua condizione di donna non più giovane, vedova e senza possibilità di risposarsi. Tra i nomi che le venivano in mente al posto di Jung c’erano quello dello scrittore Hauptmann, autore di un’opera intitolata Jugend (Giovinezza). Un secondo esempio riguarda un lapsus. Nel corso di una seduta di psicoterapia, Freud comunica ad una sua paziente l’impressione che lei abbia qualcosa di ancora imprecisato da rimproverare alla sua famiglia. La donna risponde: «Devo essere giusta con loro: sono persone come se ne vedono poche, sono pieni di avarizia [Geiz]… volevo dire: sono pieni di spirito [Geist]». Il lapsus, con la sostituzione solo apparentemente casuale di Geiz a Geist, ha consentito alla donna di svelare il suo rancore causato dall’avarizia della sua famiglia, che coscientemente non voleva ammettere. 
Anche la distrazione ha una sua logica. A chi ha intrapreso un viaggio in qualche modo spiacevole, può succedere di perdere una coincidenza in stazione, sbagliando binario o addirittura dimenticandosi di scendere alla stazione opportuna. Freud stesso racconta di avere per due volte sbagliato piano nel far visita a casa di conoscenti, salendo sbadatamente al piano superiore. Era il periodo in cui un critico lo aveva rimproverato di eccessiva ambizione, di volersi «innalzare troppo». La sua distrazione era la risposta inconscia a questo critico. 
Le conseguenze di una distrazione non sono sempre così lievi. Una lettera mandata ad un destinatario sbagliato può avere conseguenze notevoli. Freud racconta il caso di un giovane che manda per sbaglio alla fidanzata che sta per sposare una lettera scritta al fratello, in cui esprime la propria indecisione ed i dubbi sull’opportunità di sposarla; un errore che provoca la fine del fidanzamento. Fortunatamente per noi, l’esito dei nostri errori e delle nostre distrazioni è solo apparentemente disastroso. Molto spesso l’inconscio con i suoi colpi di mano ci salvaguarda dalle catastrofi che potremmo creare con il nostro senso del dovere e la nostra mancanza di coraggio.

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